domenica 9 giugno 2013

:::::LA CONGIURA DEI FIESCHI::::::....

La congiura di Giovanni Luigi Fieschi (detto Gianluigi, appartenente al casato dei Fieschi) - episodio storico conosciuto come la congiura dei Fieschi - fu il tentativo da parte di questi di eliminare ...il principe-ammiraglio Andrea Doria e i principali artefici della sua corte.Tale episodio - avvenuto il 2 gennaio 1547 - è stato nel tempo variamente interpre...tato dagli storici ed è stato ricostruito anche in un'opera letteraria - La congiura del conte Gian Luigi Fieschi - scritta dal cardinale e memorialista francese Jean-François-Paul de Gondi de Retz.Da una parte lo si considera un'azione malvagia e mossa dalla sola invidia diretta contro i potenti Doria, risolvendola in un fatto personale. Dall'altra appare come azione spinta dall'amore per l'antica libertà della Repubblica, ovvero un tentativo di vero e proprio attentato alla vita di un tiranno.La storiografia attuale la interpreta come una sorta di soluzione dei contrasti divampati tra i due ceti nobiliari che si contendevano il potere: la nobiltà nuova e la nobiltà vecchia delle famiglie più antiche della Repubblica di Genova.
La prima interpretazione, che rigetta l'azione del ribelle per esaltare la figura di Andrea Doria, è quella degli storici dei secoli successivi l'evento: l'annalista Bonfadio, il Companaceo, il Sigonio, il Capellone, il Foglietta, il Mascardi, il Casoni.Gianluigi Fieschi è invece visto come un nuovo Bruto, tirannicida per ideale, prevalentemente presso storici dell'Ottocento (Luigi Bernabò Brea ad esempio, a seguito di una tendenza risorgimentale che rifiuta il malgoverno spagnolo in Italia).L'azione di Fieschi, dunque, nella realtà storica è frutto di un insieme di cause politiche, socio-economiche, aspirazioni di ceto e aspirazioni personali; nel complesso, gli esiti non sarebbero stati eccellenti se tale azione fosse riuscita, considerato che il Fieschi non possedeva presso i potenti un'autorità pari a quella del Doria presso Carlo V del Sacro Romano Impero.Il padre di Gianluigi, Sinibaldo Fieschi, era stato tra coloro che meglio avevano esaudito le richieste di Andrea Doria di prestiti, in cambio di incarichi e onorificenze, a sostegno delle imprese di Carlo V. Erano oneri che le casse dell'erario della Repubblica non potevano sostenere, ed in definitiva questo sostegno all'imperatore andava poi a vantaggio diretto di Andrea Doria, che aumentava così le sue potenza e ricchezza.
Sinibaldo per la sua generosità aveva ceduto i suoi possedimenti alla Porta d'Archi più gli immobili ad essa adiacenti a Levante, dietro compenso di 4000 lire annue e dell'esenzione, per lui ed i suoi eredi, dalle gabelle. Ma le spese erano... state maggiori e alla sua morte la famiglia versava in difficoltà economiche. La moglie Maria Della Rovere... dovette pertanto abbandonare la costosa vita nel palazzo in Vialata per un regime più economico nel feudo di famiglia di Montoggio.Ad accentuare le difficoltà non le vennero più corrisposte le 4000 Lire annue pattuite per la cessione della Porta dell'Arco e dintorni. Da qui nacque l'odio di Gian Luigi, cresciuto da ragazzo con la madre a Montoggio, che vedeva con dispetto Andrea Doria e Giannettino godere di una vita sempre più agiata cresciuta anche approfittando della generosità del padre defunto.Gian Luigi arrivando alla maggiore età sposava a diciassette anni Eleonora Cibo dei marchesi di Massa. Lasciava il castello di Montoggio per tornare alla vita cittadina che gli spettava, ma si vedeva trattato con disprezzo da Giannettino Doria proprio nel suo palazzo di Vialata. A colmare la misura pare che Giannettino avesse tolto a Gianluigi Ginetta Centurione, figlia di Adamo, dato che al momento del matrimonio di Giannettino e Ginetta Gianluigi aveva solo 7 anni.Motivazioni ideologiche si aggiunsero a queste motivazioni iniziali. Queste si possono individuare nel desiderio di ritorno alla precedente libertà e nell'ostilità per l'antica nobiltà filo-spagnola.I nuovi nobili erano coloro che prima del 1528, anno dell'inizio del potere di Andrea Doria, appartenevano agli ordini dei mercanti e degli artefici; pertanto la divisione rispecchiava l'antico antagonismo della Repubblica di Genova tra popolari e nobili. A questo si aggiungevano altri motivi: i vecchi nobili erano legati agli interessi della Spagna per i traffici di valuta necessari all'Imperatore, i nuovi (gli ex popolari) erano legati al settore commerciale ed industriale, prevalentemente dei tessuti e delle sete.Ai vecchi interessava mantenere saldo il legame con la Spagna, ai nuovi una forma di neutralità tale da riaprire i mercati con la Francia, in parte ripresi solo nel 1541. Sopravviveva anche un intento ideale di ripristinare l'antica libertà comunale, per quanto fosse posto a mascherare vari interessi.Da quando Andrea Doria era arrivato al potere si erano succeduti vari tentativi di rovesciarlo, subito abortiti: nel 1533 il complotto che riun' Agostino Granara e Corsanico (popolari), e Tommaso Sauli (nuovo nobile), giustiziati nel 1534 (Granara e Sauli decapitati immediatamente, Corsanigo fuggito ma ricatturato e fatto annegare in alto mare da Andrea Doria).Tentativi senza seguito non avevano creato turbolenze e nel 1530 il secondo doge, Battista Spinola, era eletto senza problemi. Seguiva il tentativo fallito filofrancese di Cesare Fregoso del 1536 a causa del quale si era affrettata la costruzione delle nuove mura.Nel 1536 i fratelli Cesare ed Ercole Fregoso (i Fregoso erano stati esclusi dagli Alberghi Nobiliari nella riforma del Doria), con Guido Rangone, Cagnino Gonzaga, Barnaba Visconti, con un esercito italo francese di 12.000 fanti e 800 cavalli avevano minacciato Genova, ma all'interno della città nessuno aveva preso parte al loro tentativo.Aveva luogo poi il tentativo del sacerdote Valerio Zuccarello, decapitato nel 1539.Barnaba Adorno (anche gli Adorno erano stati esclusi dagli Alberghi Nobiliari) ritirato nel castello di Silvano intendeva cospirare contro Andrea Doria, ma la polizia del Senato aveva catturato un suo messo, il frate Badaraccio, prendendolo con lettere relative al complotto. Frate Badaraccio venne decapitato, dopo che sotto tortura gli erano stati estorti alcuni nomi tra i quali Pietro Paolo Lasagna (nobile popolare) e Gianluigi Fieschi.Con la pace di Crepy i nuovi nobili credendosi più forti non rispettarono l'uso dell'alternare un doge nobile nuovo ad un nobile vecchio ed elessero G.B.De Fornari allo scadere di Andrea Pietrasanta. Il contrasto si acuisce nel 1545, all'elezione a doge di Giovanni Battista Fregoso, un nobile nuovo, mentre la carica spettava ai vecchi nobili per l'uso dell'alternanza.Gian Luigi cominciò a contattare i principi e signori avversi al potere di Andrea Doria. Erano questi i Farnese di Piacenza, avversari di Carlo V e quindi del Doria, famiglia cui apparteneva il papa. Favorevole all'azione era il Re di Francia, che considerava un tradimento il passaggio del Doria alla parte avversa. Complici per il tentativo furono poi molti fuorusciti.Lo storico Michelangelo Dolcino individua i principali animatori del complotto, oltre a Gian Luigi Fieschi, nei di lui fratelli Cornelio, Gerolamo e Ottobuono Fieschi, e poi soprattutto Giambattista Verrina. Il Verrina era l'unico non nobile del gruppo, ma infervorato nel tentativo alla pari dei Fieschi per motivi ideologici, essendo nemico giurato della vecchia nobiltà.Abitava vicino al palazzo di Vialata, per questo conosceva i Fieschi, ed era arrivato ad essere consigliere di Gian Luigi. Egli fu personaggio parimenti fondamentale nel mancato colpo, sostenendone l'apporto ideologico, la parola “Libertà” inclusa era nel suo motto.
Tra gli altri adepti era Raffaele Sacco, savonese, giureconsulto, giudice dei feudi fliscani, politicamente filofrancese. Poi il varesino Vincenzo Calcagno.L'intento della congiura era quello di uccidere immediatamente Andrea e Giannettino Doria, Adamo Centurione, suocero di Giannettino (marito della di lui figlia Ginetta); quindi eleggere doge Barnaba Adorno, in politica estera lasciare la Spagna e l'Impero per allearsi col re di Francia.Sugli intenti maturati all'interno del gruppo le motivazioni erano forse discordi; ad esempio del Verrina si alluse poi ad un suo possibile intento di uccidere in seguito anche il Fieschi, in odio a tutta la nobiltà, desiderando non avere più capi, mentre del Calcagno si disse fosse titubante per organizzare una tale impresa.Gianluigi aveva preso quattro galee pontificie e si era accordato con Pier Luigi Farnese, duca di Piacenza e figlio del papa Paolo III (mentre pare che il pontefice, sebbene molto probabilmente a conoscenza della congiura, non si esponesse né pro ne contro di essa, lasciando agire il figlio, per il sostegno economico all'impresa.
Negli accordi con la Francia – Gianluigi aveva inviato un fratello presso quella corte - invece era stata promesso il passaggio a questa parte, contro la Spagna. Fu il Gonzaga ad avvisare Carlo V di quanto si stava preparando, e l'imperatore temendo di perdere Genova, faceva avvertire il Doria del pericolo tramite il suo ambasciatore, il Figueroa. Andrea Doria, che cercava di mantenere l'indipendenza dalle grandi potenze con l'adesione alla parte spagnola, sapendo che accettare una maggiore intromissione spagnola avrebbe significato rendere suddita la Repubblica, e minimizzò la cosa assicurando che il suo potere era ben saldo.Della trama che si stava organizzando era a conoscenza anche l'ambasciatore di Venezia a Parigi. Temendo di essere scoperto, Gianluigi dovette allora affrettare i tempi.Le sue milizie erano formate dai sudditi dei suoi feudi appenninici, che aveva addestrato alle armi; inoltre blandiva anche tramite il Verrina la nuova nobiltà e tentava di accattivarsi la plebe, presentandosi presso i capi popolari come l'occasione di raggiungere la perduta libertà.Per la loro azione i congiurati scelsero la notte tra il 2 e il 3 gennaio 1547; avrebbero dovuto in quel momento impossessarsi della città prendendo prima le porte, e quindi le navi in Darsena; nel corso degli eventi dovevano uccidere il Principe.

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