Obertenghi è il nome della dinastia di origine longobarda che prende avvio da Oberto I (Otbert o Odebertus), marchese di Milano, conte di Luni e reggente della Marca che nel X secolo da lui prese nome; un territorio che comprende la Lombardia (con la Svizzera Italiana e Novara), l'Emilia con Bologna esclusa (poi si aggiunse anche Ferrara) parte del Piemonte (l'Oltregiogo con Tortona, Novi Ligure, Ovada e la val Bormida) e parte della Liguria e della Toscana, dal Genovesato fino alla Lunigiana e alla Garfagnana, e poi indirettamente anche la Corsica e parte della Sardegna.
Gli appartenenti alla famiglia avevano il titolo onorifico di Principi di San Colombano.Fin dall'impero romano, dai bizantini, dai longobardi e dai franchi nel nord Italia vi era la regione Liguria (IX regione romana), che nel IV secolo aveva unito i territori della Liguria (con capitale Genova) con quelli dell'Emilia (Regio VIII Aemilia) con capoluogo Piacenza) e verso la fine dello stesso secolo anche la Transpadana (XI regione romana con capoluogo Milano (Mediolanum), il nome fu mantenuto Liguria, ma la nuova capitale era Milano (diventata anche capitale imperiale sotto Massimiano), con i governatorati di Genova e Piacenza.
Il territorio era vastissimo a e comprendeva l'attuale Liguria (con le Alpi marittime ed il Nizzardo, fino alla Lunigiana ed alla Garfagnana), il Piemonte e la Valle d'Aosta, la Lombardia (con la Svizzera Italiana) e l'Emilia (Bologna esclusa).
Sotto i Bizantini si formò anche la Provincia Marittima Italorum con capitale a Genova, ma il tutto passò dal 641 ai Longobardi prima e successivamente ai Franchi che riunificarono la regione preesistente, senza però modificare l'assetto dato dai romani con la formazione di ducati longobardi o contee franche. Unica effettiva trasformazione fu il trasferimento della capitale a Pavia, rimanendo comunque quella religiosa a Milano, sede dell'arcivescovato.
Dal 614 si formò il Feudo monastico di Bobbio con al centro l'Abbazia di San Colombano, che successivamente diverrà Contea Vescovile avendo avuto il titolo di Città da Enrico II (1014); sotto i monaci di San Colombano grazie alla donazione del re longobardo Agilulfo, con la mediazione della regina Teodolinda e l'esenzione papale; da Bobbio (4 miglia) si espanse nei secoli successivi fino a tutta la val Trebbia (dai pressi di Piacenza fino a Torriglia), l'Oltrepò pavese,la Val Curone, la val Tidone, con Trebecco, Ruino, Romagnese, la val Nure e la val d'Aveto su un unico territorio e da feudi sparsi per tutta l'Italia settentrionale; in Liguria fino nei dintorni di Genova e dall'entroterra fino al mare da Camogli e San Colombano Certenoli ed il porto di Moneglia a tutto il Tigullio, le Cinque Terre da Levanto fino a Portovenere e Lerici e le tre isole (Palmaria, Tino e Tinetto con il monastero di San Venerio), inoltre anche le isole liguri di Bergeggi e Gallinara, fino alla Lunigiana e la Garfagnana, oltre che le isole dell'arcipelago toscano (Elba, Capraia, Montecristo, ecc.) sulla costa di ponente da Albenga a Mentone e al Col di Tenda (zona abbandonata dopo le incursioni saracene); in Gallura; in Piemonte nell'Oltregiogo (Tortona, Novi Ligure, Ovada e la val Bormida), nelle Langhe ed il Monferrato arriva alle porte di Torino e in valle Pellice (Bobbio Pellice), in Emilia ha la zona appenninica dalla val Nure fino a Pontremoli (Via Romea prima e Via Francigena dopo) passando per Bedonia, Bardi, la val di Taro (Borgo Val di Taro), Berceto e la Cisa (Via degli Abati), dalla val Fontanabuona, per la val di Vara al Magra; inoltre ha possedimenti circoscritti a Genova, Piacenza, Mantova, Venezia, Ferrara, Ravenna, Pavia, Pisa, Lucca ed Ascoli Piceno, in Lombardia nel Lodigiano (San Colombano al Lambro), attorno al lago di Como e la Valsassina (Piani di Bobbio), al lago di Garda (da Salò a Bardolino), sui laghi di Mantova, sul Mincio a Comacchio verso Venezia, con una flotta di imbarcazioni che oltre al mare navigava sul Po e sul Ticino da Pavia verso la Svizzera o verso il mare, ed aveva in concessione i trasporti terrestri (dazi e gabelle) e la loro manutenzione sui suoi territori (vie del sale, dell'olio, del vino, del pesce, della carne, del legname e carbone, ecc).
Per la difesa di tutti questi territori, con l'approvazione imperiale e papale, Bobbio si affida a guardie armate comandate dai discendenti degli Obertenghi, in esso i monaci vi avevano costruito numerosissimi monasteri collegati anche a quelli all'estero con strade percorse da monaci e pellegrini; vi erano numerosissini castelli e fortificazioni sul territorio a protezione anche religiosa, specie dal periodo delle invasioni saracene. Dopo la decadenza del X secolo, a quella successiva dopo la scomunica del Vescovo Guarnerio e alle infeudazioni dal 1164 da parte dell'imperatore Federico Barbarossa dopo l'affievolirsi della protezione imperiale e papale, i feudi passarono buona parte direttamente agli Obertenghi che ampliarono le fortificazioni e castelli con l'appoggio imperiale e successivamente ai loro discendenti di vari rami collaterali.
La Contea di Bobbio si ridusse solo a parte della val Trebbia, dell'Oltrepò, e con i borghi di Trebecco, Ruino, Romagnese e Zavattarello nell'alta Val Tidone in quella che sarà poi il feudo dei Malaspina e dei Dal Verme.
Nel 950-951 il re Berengario II terminò la riorganizzazione del territorio ligure e del nord d'Italia, iniziata da Ugo di Provenza.
conte Aleramo di Vercelli (Marca Aleramica - Liguria centro-occidentale con Vercelli, il Monferrato, Ceva, Acqui Terme fino alle coste liguri di ponente da Oneglia fino ad Albenga);
conte di Torino Arduino il Glabro (Marca Arduinica - Torino e Ivrea fino alle Alpi Marittime e sulle coste liguri dal Nizzardo e da Ventimiglia a Sanremo);
marchese Oberto I (il grande) marchese di Milano e conte di Luni (la Marca Obertenga, detta poi Marca Januensis - Liguria orientale).
Quest'ultimo era stato nominato marchese di Milano già prima del 951, con autorità sui Comitati prima appartenenti ai marchesi di Tuscia, di Milano, della Repubblica di Genova, Luni e Tortona (governati direttamente) e su quelli di Bobbio, Parma e Piacenza, Modena e Reggio Emilia, Ferrara, Ascoli Piceno (si aggiunse in un secondo tempo), poi feudi minori (governati da vescovi od abati od altri feudatari).
Gli eredi di Oberto I: Adalberto I e Oberto II [(Oberto Obizzo) morto nel 972] mantennero in consorzio la carica marchionale con l'appoggio imperiale da Ottone I ad Arduino e Corrado II.
I Malaspina estendevano i loro possessi sull'ampio arco di vallate che andavano dalla Lunigiana fino al Tortonese. Il carattere tipicamente montuoso del loro territorio, che veniva a trovarsi come isolato in un quadrato ai cui vertici erano le città di Genova, Tortona, Piacenza e la Lunigiana, consentì alla casata di conservare per secoli la propria autonomia. All'inizio la marca si presentava ancora nella sua unità, e Obizzone, diretto discendente di quell'Oberto Obizzo I al quale era toccata la quarta parte dell'intero patrimonio obertengo, fu tra i personaggi di primo piano nella lotta fra i Comuni e l'Impero.
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