In VALLE SCRIVIA la presenza di insediamenti preistorici è testimoniata da reperti come l'"ascia di Reopasso", databile al 4000-3500 a.C.( un’ascia in pietra verde rinvenuta nel 1986 lungo l’itinerario che da Minceto frazione di Ronco Scrivia conduce al Reopasso e oggi conservata nel Museo Archeologico di S. Bartolomeo di Vallecalda (Savignone).) Sul versante della val Trebbia, reperti archeologici testimoniano la presenza dell'uomo neolitico (5000-2800 a.C.) ed è venuto alla luce un insediamento neolitico nei pressi del Monte Groppo. Al museo archeologico di Genova-Pegli si conserva un buon numero di accette ed ascie in serpentino verde scuro e verde grigio provenienti dalla zona di Bobbio e riferibili all'età neolitica.
L'epoca dei castellari, fortificazioni risalenti all'età del ferro (500-400), collocate su sommità collinari atte a scopi difensivi, è documentata dalla tomba della Camiaschetta (Savignone), venuta alla luce nel 1884, e dai resti della necropoli della Valbrevenna scoperti nel 1934 nel corso dei lavori di apertura della strada del fondovalle. «I vasi da incinerazione della Valbrevenna appartengono in parte alla cultura di Golasecca, segno che esisteva un movimento di scambio tra la valle Scrivia e le popolazioni che occupavano la pianura lombarda. La presenza dei castellieri in valle Scrivia è visualizzata anche su carte, che indicano: i toponimi riferibili a siti di probabile utilizzo in età preromana (Camiasca, Camincasca, Cerviasca, Vigo d'Orero, Vigo Morasso, Borlasca); i castellari ipotetici (Semino, Vallemara, Mongiardino, Isorelle, Camiaschetta); i castellieri accertati (Laccio); i gruppi di tombe (Camiaschetta, Cà); i percorsi naturali per gli scambi delle merci tra Genova e la pianura padana» [Valle Scrivia. p 31 / Giovanni Meriana : cura = Liguria Guide. — SAGEP : Genova : 1989]. La testimonianza più significativa dell'epoca dei castellieri è costituita dal cosiddetto Castelliere di Guardamonte (6' sec. a.C. circa) tra il monte Vallassa e il monte Pénola, in provincia di Alessandria, ma nei pressi del confine lombardo-piemontese, tra valle Staffora (PV) e val Curone (AL). I reperti rinvenuti sul sito si trovano attualmente nei musei di Torino e Tortona.
È plausibile, anche in assenza di tracce documentarie, che la val Borbera, le valli Scrivia e Staffora, tutto l'Oltrepò pavese e la val Trebbia, siano state occupate da quelle popolazioni liguri che avrebbero iniziato la colonizzazione dell'entroterra collinare e montuoso nel 1' millennio a. C. provenendo dalle coste del Tirreno, e in particolare dal Golfo di Tigulio, ed insediandosi nei preesistenti villaggi dell'età del Bronzo (2300-1100 a.C.). Scavi hanno portato alla luce fibule e aghi crinali nella zona di Bobbio e nel villaggio del Groppo. Segno della presenza degli antichi Liguri è anche la tomba rupestre della Spanna, sempre in val Trebbia, che testimonia anche il particolare culto dei morti di queste popolazioni. Il toponimo, nella forma Spennella è già presente nella tavola di Velleia. Per oltre cinque secoli i Liguri controlleranno un vastissimo territorio, dal fiume Varo al Serchio verso il Tirreno, tutto l'arco dell'Appennino settentrionale e buona parte della pianura Padana, dal Piemonte fino alla valle del Rodano. Il gruppo che si stanzia nella val Trebbia è il Bagienno.
Tra il 5' e il 4' secolo a.C., i Celti invadono la Pianura padana costringendo le popolazioni liguri a ritirarsi nelle zone interne dell'Appennino; sconfiggono gli Etruschi e pongono la loro capitale nella città di Felsina (Bologna). Dopo la discesa in Padania dei Galli Boi, anch'essi di etnia celtica, Roma decide di intraprendere una guerra per contrastare le mire espansionistiche delle popolazioni celtiche. Nel 222 a.C. i Romani occupano gran parte della Pianura padana, nel 219 fondano le colonie di Parma, Piacenza e Cremona. È probabile che in questo periodo una parte di Galli Boi abbia trovato riparo nelle valli dell'attuale territorio delle Quattro Province. Truppe celtiche erano presenti nell'esercito di Annibale vittorioso nella battaglia del Trebbia, presso Rivalta-Niviano, nel 218 a.C.
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