lunedì 16 novembre 2015

LONGOBARDI E LE QUATTRO PROVINCE

Citazioni dell'OLTREPO ALTA VAL TREBBIA-SCRIVIA LIGURE LONGOBARDA....nell'alto medioevo, epoca dei secoli bui,risalgono al monaco Giona di Bobbio: egli narra che il monaco bobbiese Meroveo, mandato dall'abate di Bobbio Sant'Attala a Tortona, scoprì un tempio ancora officiato da pagani in fitte boscaglie presso Vicus Iriae. Questa forma del VII secolo rappresenta l'anello di congiunzione tra Iria ...e Viqueria, la forma medievale usata successivamente. Iria era decaduta in quel periodo a vicus, villaggio, in conseguenza delle invasioni barbariche: si ricorda in particolare Gundobado, re dei Burgundi, che al tempo della guerra tra Odoacre e Teodorico (490) aveva orrendamente saccheggiato la regione attorno a Pavia, deportandone schiavi gli abitanti. In questa occasione forse anche Iria fu devastata, benché la storia non la nomini distintamente.Fin dall'epoca longobarda(i Malaspina sono una delle famiglie discese dal ceppo degli Obertenghi, il cui capostipite fu Oberto I (Otbert o Odebertus), che fu attorno alla metà del X secolo conte palatino (conte del Sacro Palazzo di Pavia e massima autorità giudiziaria nel Regno), e dal 951 Marchese di Milano e Conte di Luni e della marca da lui detta Obertenga, nella Liguria Orientale, comprendente i comitati di Milano, Genova, Tortona, Bobbio, Luni e zone limitrofe [in pratica più o meno l'attuale Lombardia più il Novarese, la Svizzera Italiana e l'Emilia con Ferrara; il Genovesato fino alla Lunigiana e alla Garfagnana e parte del Piemonte, cioè Tortona, Novi Ligure e l'Oltregiogo).
vi operano quindi i monaci colombaniani della potente Abbazia di San Colombano e del grande Feudo monastico di Bobbio, che vi fondano il Monastero di San Colombano nella frazione di Torremenapace evangelizzando il territorio. Essi favorirono espansione dei commerci dell'agricoltura e della cultura, introducendo importanti innovazioni ed aprendo vie commerciali.All'epoca di Liutprando venne fondato il Monastero del Senatore di Pavia (714), tra i cui beni fin dall'inizio ci fu la chiesa di Sancti Petri de Stafula, cioè la chiesa che diede nome alla Porta San Pietro (attuale piazza San Bovo) e al borgo sulla strada che adduceva al ponte sulla Staffora. Questo monastero era tra i massimi possidenti in Voghera: oltre alla chiesa di San Pietro possedeva quella di Sant'Ilario, ancor oggi esistente (Chiesa Rossa e sacrario della Cavalleria), tutte le terre oltre il torrente e quelle tra lo stesso e il centro abitato. Altri enti religiosi ebbero vasti possedimenti a Voghera: i monasteri di San Salvatore, di San Felice e di San Pietro in Ciel d'Oro, sempre di Pavia, e quello di San Marziano di Tortona. Voghera apparteneva già allora alla diocesi di Tortona, di cui costituiva una della pievi più importanti, dedicata a San Lorenzo.Il re Berengario I assegnò la giurisdizione su Voghera al vescovo di Tortona, staccandola da quella di Bobbio, anche se entrambe facevano parte dell'arcidiocesi di Genova e della marca Obertenga (liguria orientale); confermata poi da Ottone I, che assegnò al presule tortonese i diritti comitali sul territorio circostante per un raggio di un miglio. I diritti del vescovo erano però limitati da quelli dei grandi monasteri possidenti, specie quello del Senatore, che oltre a godere di ampia immunità sulle sue terre, si ingeriva costantemente nelle questioni della comunità vogherese. Da qui lunghissime liti.I possedimenti dei monasteri pavesi evidenziano la progressiva preponderanza che la città di Pavia stava assumendo nel territorio oggi detto Oltrepò Pavese; in una lite tra Voghera e Bagnolo (oggi solo cascina ma un tempo luogo importante presso Casei Gerola) i due centri furono spalleggiati rispettivamente da Pavia e Tortona, che già dimostravano la loro inimicizia poi tanto funesta. Nel 1164 Voghera fu definitivamente assoggettata, per diploma di Federico I, alla giurisdizione del comune di Pavia.Nel medesimo periodo, a cura del monastero del Senatore, fu edificato fuori porta San Pietro un grande ponte sulla Staffora, a sei arcate a pieno sesto, abbattuto nel XIX secolo dopo la costruzione del nuovo ponte in occasione del riattamento della strada per Piacenza. Questo ponte (sito in fondo a via Ponte Vecchio: oggi ne rimane qualche avanzo) fu ritenuto romano, ma in realtà fu compiuto solo verso il 1180: si potrebbe definire piuttosto romanico. La costruzione del ponte fu resa necessaria dal grande afflusso di pellegrini diretti a Roma, dal che l'antica strada tra Tortona e Piacenza prese il nome di Romera che ancora conserva popolarmente. In quel periodo stava infatti diventando la via preferita dai pellegrini al posto della via Francigena. Per i pellegrini a Voghera sorsero anche due ospizi, entrambi detti di San Giovanni, uno gestito dagli Ospitalieri e l'altro dai Templari. Tra i molti che passarono da Voghera, alcuni vi si spensero, e in particolare San Bovo e San Rocco, cui furono pure dedicati ospizi siti rispettivamente a est e a ovest della città. Questi santi resero celebre Voghera nel mondo cristiano (il corpo di San Rocco fu trafugato dai Veneziani nel 1485).

martedì 10 novembre 2015

OLTREPO ALTA VAL TREBBIA-SCRIVIA LIGURE NELL'ERA NAPOLEONICA

Dipartimento di Genova
Il Dipartimento di Genova fu uno dei dipartimenti dell'Impero Francese di Napoleone Bonaparte. Fu costituito il 13 giugno 1805 con parte della ex Repubblica Ligure, annessa all'Impero, e parte del dipartimento di Marengo, già appartenente alla Francia (costituito nel 1801) e in quell'occasione ridefinito nei suoi confini. Dalla Repubblica Ligure provenivano le città di Genov...a e Novi, dal dipartimento di Marengo invece le città di Bobbio, Tortona e Voghera con i rispettivi territori.Questo dipartimento, come i suoi analoghi, era diviso in Circondari (arrondissement) e in Cantoni. La suddivisione era la seguente:Circondario di Genova, cantoni di Genova, Voltri, Sestri, Rivarolo, San Quirico, Staglieno, Nervi, Recco, Torriglia;
Circondario di Novi, cantoni di Novi, Serravalle, Gavi, Ovada, Ronco, Savignone, Rocchetta;
Circondario di Bobbio, cantoni di Bobbio, Ottone, Varzi, Zavattarello;
Circondario di Tortona, cantoni di Tortona, Castelnuovo Scrivia, Villalvernia, Volpedo, San Sebastiano;
Circondario di Voghera, cantoni di Voghera, Sale, Silvano, Codevilla, Casteggio, Argine, Broni, Stradella, Soriasco. Il dipartimento di Genova fu soppresso a seguito della caduta di Napoleone, con il ripristino dei precedenti regimi (aprile 1814) ed in seguito al Congresso di Vienna del 1815 il suo territorio entrò a far parte del Regno di Sardegna.Attualmente il suo territorio è diviso tre le regioni Liguria, Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna e le province di Genova, Alessandria, Pavia e Piacenza

giovedì 16 luglio 2015

I LIGURI NELLA TERRA DELLE 4PROVINCE,OLTREPO ALTA VAL TREBBIA-SCRIVIA LIGURE

Liguri (in greco Λιγυες, ovvero Ligues e in latino Ligures) erano un'antica popolazione che ha dato il suo nome all'odierna regione della Liguria, attestata intorno al 2000 a.C. nel nord dell'Italia e nella Francia meridionale (i due estremi tradizionali della cultura ligure vengono solitamente posti alle foci del Rodano e alle foci dell'Arno). Liguri abitavano nell'attuale Liguria, nella Toscana settentrionale, nel Piemonte, in parte della Lombardia (occidentale e meridionale) in parte dell'Emilia-Romagna (province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena), ed in parti del sud-est della Francia . Va citata anche la popolazione forse di ceppo ligure dei Corsi che popolava la Corsica e il nord-est Sardegna nel II e I millennio a.C. L'avanzare dei Celti nel Nord Italia durante il VI-V secolo a.C. e le conquiste dei Romani nel III-II secolo a.C. spinsero i Liguri ad arroccarsi in zone montane dell'Appennino e lungo le coste del Mar Ligure.Fondendosi progressivamente con elementi Indoeuropei divennero essi stessi Proto-Indoeuropei, parlanti un miscuglio delle due lingue, durante il Neolitico; Indoeuropei, parlanti un lingua ancora non specializzatasi nei vari dialetti, tra il 3000 ed il 2000 a.C.; Proto-celti, parlanti una forma arcaica di celta con influssi antico-liguri, tra il 2000 ed il 1000 a.C. ed, infine, Celti o celtizzati, con la fusione e scomparsa delle reminiscenze linguistiche liguri, dal 1000 a.C. in poi.I Romani chiamavano ‘Liguri dai capelli lunghi’ (Ligures comati) quei popoli Liguri stanziati nelle zone più montuose della Liguria e dell’Appennino tosco-emiliano. Nelle Alpi occidentali Marittime molte tribù che si manterranno a lungo ostili ai Romani continuano ancora a chiamarsi a questo mondo (Ligures capillati) al tempo di Augusto.
Conosciamo i nomi di alcune delle tribù (o pagu) in cui i Liguri si raggruppavano:Gli Ambroni, che sono nominati come una delle tribù primigenie nella battaglia di Aquae Sextiae (102 a.C.) e citati nella Vita di Mario.
Gli Apuani, che si stabilirono nelle montagne della Lunigiana (attuali province di Massa Carrara e La Spezia), della Garfagnana e della Versilia (provincia di Lucca).
I Tigulli, insediati nella Riviera di levante fino a Framura.
I Friniati, insediati all'interno, nell'Appennino, tra le attuali province di Parma (valli del Parma e dell'Enza), Reggio Emilia, Modena (una vasta zona dell'Appennino modenese è denominata "Frignano" pare proprio dal nome della tribù Ligure dei Friniati) e Pistoia.
I Veleiati, anche detti Eleati o Celeiati, insediati all'interno, sul territorio che attualmente comprende le provincie di Piacenza e Parma (centro principale in età romana: il Municipio di Velleia).
I Genuati, insediati nella zona di Genova
Gli Ilvati, abitanti originariamente nell'isola d'Elba ma poi ritiratisi nell'Appennino.
I Veituri, (suddivisi nelle sottotribù degli Utrines, Sestrines, Mentovines e dei Langenses), insediati nell'attuale ponente genovese ed in Val Polcevera, dove nel 1506 fu rinvenuta la nota Tavola Bronzea di Polcevera, redatta a Roma nel 117 a.C.
Gli Statielli, insediati nell'odierna provincia di Alessandria nel territorio di Acqui, nelle valli delle due Bormide e degli affluenti Orba e Belbo.
I Dectunini, insediati nel tortonese,nel novese e nel vogherese.
I Sabazi, insediati nel Savonese.
Gli Ingauni, insediati nel territorio di Albenga.
I Bagienni (o Vegenni) e gli Epanteri, insediati nell'alta valle del Tanaro e poi trasferitisi in val Trebbia a Bobbio (sede del pagus omonimo) sotto il municipio di Velleia (centro principale in età romana: Augusta Bagiennorum - ora Bene Vagienna).
Gli Intemeli, insediati nella Riviera di Ponente, nei pressi di Ventimiglia (Albium Intemelium).
I Levi e i Marici, insediati nella zona nell'attuale oltrepo pavese fino al fiume Po (provinc

I NOMI DELLE 4PROVINCE

I nomi delle Quattro Province


Il territorio che chiamiamo delle Quattro Province non ha alcun nome ufficiale, ed è stato designato nel tempo con diverse espressioni. Gli abitanti, pur essendo consapevoli della loro affinità con quelli delle valli vicine (i nostri monti), non hanno un modo specifico di designarlo.
Non esiste nemmeno un confine preciso, quanto piuttosto un'area centrale ben identificabile e corrispondente ai versanti del crinale Àntola-Carmo-Chiappo-Boglelio, allontanandosi dal quale l'identità storico-culturale si va affievolendo e mescolando con altre; come limiti convenzionali potremmo forse assumere i letti dei torrenti Lemme, Lavagna, Sturla e Nure e la base delle colline dell'Oltrepò. Beninteso dunque non si intende riferirsi all'intero territorio delle rispettive province: località come Arenzano (GE), Casale Monferrato (AL), Lomello (PV) o Fiorenzuola d'Arda (PC) non appartengono affatto alle Quattro Province, come non vi appartengono i rispettivi capoluoghi di provincia, con la possibile eccezione di Genova almeno in una prospettiva storica.


Quattro Province

Questo termine è stato coniato attorno agli anni Settanta del Novecento, forse da Bruno Pianta, nel contesto delle prime ricerche etno-musicologiche nella nostra area caratterizzata soprattutto dalla diffusione del piffero e delle danze ad esso associate, ed è stato adottato da altri ricercatori come Mauro Balma, Annalisa Scarsellini, Placida Staro e Stefano Valla (leader del gruppo Suonatori delle Quattro Province, in analogia coi Suonatori della Valle del Sàvena). Il termine si riferisce chiaramente alla convergenza sui nostri monti di quattro province amministrative (Genova, Alessandria, Pavia e Piacenza). Esistono peraltro altre zone dell'Appennino in cui convergono quattro diverse province, compresa quella fra Avellino, Benevento, Campobasso e Foggia che viene talvolta indicata con la stessa espressione, così come un'area della Francia centrale (dove significa "quattro regioni"). Ad ogni modo, il termine è stato rapidamente adottato per indicare le tradizioni musicali della nostra zona, specialmente tra gli appassionati italiani ed europei di danze folk, che lo utilizzano in modo parallelo ad altri quali Occitania, Bretagna o Galizia. Negli anni Duemila, anche per effetto dell'attività di questo sito, l'espressione ha cominciato ad essere utilizzata in senso più generale, non soltanto musicale ma anche geografico o storico, e ad apparire anche in contesti diversi, come il fascicolo illustrativo del rally Valli del Giarolo 2012. Questa estensione ci sembra appropriata e utile, in mancanza di altri nomi, a diffondere la consapevolezza dell'identità e della ricchezza culturale di queste terre in un senso più completo e integrato. È opportuno scriverlo in lettere e con iniziali maiuscole, analogamente a Cinque Terre o Cento Laghi. Si va diffondendo anche l'abbreviazione 4P, coniata nel 2001 per marcare l'oggetto dei messaggi dell'indirizzario di posta elettronica poi associato a questo sito. Nel 2011 un gruppo di cittadini preoccupati per i progetti di impianti eolici sui crinali ha assunto il nome di Comitato per il territorio delle Quattro Province.


Monte Lungo


Questo termine, riportato da Mauro Casale e citato da Fiorenzo Debattisti, sarebbe stato usato in epoca alto-medievale per indicare il crinale principale delle Quattro Province, che costituisce effettivamente un asse allungato in direzione nord-sud molto utilizzato dalle carovane di mulattieri. Da quest'epoca potrebbe derivare il nome del santuario di Montelungo, ubicato nell'alto Oltrepò alla congiunzione dei percorsi che salgono da Casteggio e da Stradella verso la Liguria. La vicina cima del monte Pénice, su cui si trova un piccolo santuario mariano, è indicata in vecchie carte come Madonna dell'Appennino: in effetti è la prima sommità importante, dalla quale si può continuare per il "Monte Lungo" attraverso l'Oratorio di Sant'Anna (oggi Capanne di Cosola) alle pendici del monte Neseredo o Neiseredo (oggi Chiappo). Altri Montelungo si trovano nelle vicinanze di Bàvari presso Genova e vicino a Pontremoli, dove sorgeva uno xenodochio benedettino sulla via Francigena verso il Monte Bardone (passo della Cisa) che peraltro deriverebbe, come il nome del paese, da Mons Longobardorum.


Patrànico

È un altro nome che designava la nostra area montuosa, specialmente nei pressi dell'antica abbazia di Patrània, che sorgeva a Torriglia sul tratto della Via del Sale che scende dall'Antola; via Patranica era perciò denominato l'itinerario lungo i crinali che collegano il Genovesato alla pianura.


Marca Obertenga

Era l'ampio territorio controllato nel X-XI secolo dalla dinastia di Oberto I, comprendente Lombardia, Emilia, basso Piemonte, Genovesato, Lunigiana e Garfagnana. Dalla sua divisione derivarono molte delle famiglie che controllarono in seguito i Feudi Imperiali. Il cognome Oberti è tuttora diffuso in val Vobbia e val Trebbia, così come il toponimo Sant'Uberto (il santo con questo nome visse in Francia e Belgio nel VII secolo).


Feudi Imperiali

Buona parte delle Quattro Province (con eccezione delle valli Staffora e Curone) nei secoli precedenti l'arrivo di Napoleone ricadevano in una complessa costellazione di possedimenti, controllati da famiglie nobili quali Fieschi, Doria, Adorno e Spìnola e derivati da concessioni del Sacro Romano Impero. Questa espressione era quindi frequente per indicare quest'area, politicamente affine anche se non formalmente unificata.


Diocesi di Tortona

Questa suddivisione dell'amministrazione ecclesiastica ha una storia influente e antichissima, essendo stata fondata già nel I secolo; il suo vasto territorio comprende buona parte delle Quattro Province, tranne la parte orientale distaccata nel 1014 con la creazione della diocesi di Bobbio (oggi Piacenza-Bobbio).


Vecchio Piemonte

È un termine impiegato popolarmente per indicare la zona di Voghera e di Bobbio, appartenuta nell'Ottocento al Regno di Sardegna.


Oltregiogo

Nella prospettiva genovese, indica le zone di influenza ligure a nord del crinale principale dell'Appennino (passi del Turchino, della Bocchetta, dei Giovi, della Crocetta d'Orero ecc.), quindi le Quattro Province occidentali ma anche aree limitrofe come l'Ovadese.


Quattro Regioni

Indicare il nostro territorio con questa espressione sembrerebbe più preciso e razionale, dal momento che le quattro province in questione appartengono anche a quattro regioni amministrative diverse, una situazione che si ritrova ancora più raramente altrove. In effetti questa variante è talvolta utilizzata in modo equivalente, come nel caso del popolare Rally delle Quattro Regioni, valido per il campionato europeo della specialità, disputato durante gli anni Settanta e Ottanta su strade delle valli Staffora, Curone, Borbera ecc. con quartier generale a Salice Terme. Bisogna tuttavia constatare come il termine Quattro Province abbia prevalso, forse perché suggerisce l'idea di un'area meno vasta e dispersa, di dimensioni più vicine a quelle effettive.


Appennino pavese-genovese

Indicazione geografica obiettiva anche se un po' prolissa; l'Appennino pavese è in effetti interamente parte delle Quattro Province, e quello genovese lo è in gran parte; il tratto fra i monti pavesi e quelli genovesi, comprendente anche territori alessandrini e piacentini, corrisponde sostanzialmente alle Quattro Province.


Appennino ligure-emiliano

Indicazione chiara ma che coincide solo in parte con il nostro territorio, poiché ne lascia fuori la porzione occidentale, e si estende invece anche più ad est alle valli Vara, Taro ecc. che sono sicuramente al di fuori delle Quattro Province.


Via del Sale

Percorso storico che si snoda effettivamente lungo il crinale principale delle Quattro Province, ed è quindi ben centrata rispetto al nostro territorio. Occorre però tener presente che esistono molte altre "Vie del Sale" fra la pianura Padana e il mare, dalla Francia alla Toscana.


Via del Mare


Variante della Via del Sale che per ragioni turistiche termina a Portofino invece che Genova o Recco, proposta negli anni Novanta dalla Provincia di Alessandria e contrassegnata sui sentieri da un quadrato blu pieno. Recentemente un'associazione ne ripropone l'adozione, estendendola a collegamenti con la pianura pavese e milanese.


Un'isola tra i monti

Espressione letteraria coniata da Fabrizio Capecchi per descrivere l'area delle Quattro Province nel primo dei suoi libri fotografici, e ripresa in una successiva rassegna di musica folk. Lo stesso Capecchi ha peraltro intitolato il suo ultimo libro all'"Appennino delle quattro province".


Terre alte

Il termine, adottato da alcuni progetti europei di valorizzazione del territorio, indica in realtà qualsiasi territorio montuoso utilizzato dall'uomo; all'inizio degli anni Duemila è stato impiegato in alcune iniziative e pubblicazioni per indicare sostanzialmente le Quattro Province.