venerdì 29 luglio 2022

IL FIUME TREBBIA

 TREBBIA........

 è un fiume dell'Italia settentrionale lungo 115 km, affluente di destra del Po che attraversa le province di Genova e di Piacenza, segnando anche per un brevissimo tratto il confine con la provincia di Pavia nel comune di Brallo di Pregola tra il Monte Lesima e il comune di Corte Brugnatella.

 Il Trebbia nasce in Liguria dalle pendici del monte Prelà (1406 m) scorrendo per parecchi km in territorio ligure dove bagna i centri di Montebruno, Rovegno, Garbarino (dove riceve da sinistra il T. Terenzone ) ed infine Ottone entrando poi in definitiva in territorio Piacentino mantenendo sempre un andamento tortuoso di conseguenza passa sotto la località di Traschio nel comune di Cerignale, sotto il Monte Lesima (dove riceve da sinistra il torrente Boreca) e presso il centro di Ponte Organasco (sempre sotto Cerignale) incassandosi poi in una serie di magnifiche gole nel territorio del comune di Corte Brugnatella. Terminato questo spettacolare tratto riceve da destra il notevole apporto dell'Aveto, suo principale affluente, raddoppiando così il suo volume medio d'acque. Da precisare infatti che l'apporto dell'Aveto è fondamentale per la Trebbia soprattutto d'estate, a causa delle forti magre a cui quest'ultima è soggetta. Da qui la valle si amplia e il fiume si dirige verso Nord. Subito bagna il centro di Marsaglia (capoluogo del comune di Corte Brugnatella), formando poi un’altra ancor più spettacolare serie di gole (molto frequentate dai canoisti), dopodiché dopo aver ricevuto gli affluenti di sinistra Carlone e Bobbio (torrente omonimo) che scende dal Monte Penice, si appresta ad attraversare ad est il comune di Bobbio scorrendo sotto le arcate del suo famoso Ponte Gobbo. Da qui in poi il fiume assume andamento Nord-Est ampliando sempre più la propria valle e formando spesso larghissimi ed impressionanti ghiaioni. Molti sono i centri situati lungo il suo corso: Mezzano Scotti di Bobbio, Perino (frazione di Coli), Travo e Rivergaro. Dopo quest'ultimo centro il fiume entra nella pianura Padana risultando così il fiume dell'Emilia-Romagna di maggiore portata media (40 m³/s., superiori allo stesso Reno, ove si valutino i deflussi allo sbocco in pianura) e con la valle (la Val Trebbia) più lunga dell'Appennino settentrionale. Da qui con letto assai ampio si dirige nuovamente verso Nord sino a giungere all’estrema periferia di Piacenza dove confluisce alla destra del Po. La foce del fiume Trebbia nel Po avviene tra i comuni di Piacenza e di Calendasco, che vede essere posto sulla stessa Trebbia, in località Malpaga, il guado del fiume onde proseguire per la città. Questa è la direttrice stradale conosciuta oggi quale Via Francigena.Col passare dei secoli il corso della Trebbia nella parte pianeggiante si è spostato di alcuni chilometri mutando il punto di ingresso nel Po, seguendo la cronaca che Polibio ci ha lasciato della battaglia tra l'esercito di Annibale e quello romano risulta oggi più a ovest che nel 218 a.C. attraversando Montebruno, Due Ponti (frazione di Fontanigorda, Loco ed Isola (frazioni di Rovegno, Gorreto, Ottone, Zerba, Ponte Organasco (frazione di Cerignale, Marsaglia (sede del comune di Corte Brugnatella, Bobbio, Perino (frazione del comune di Coli), Travo, Rivergaro, Gragnano Trebbiense e Piacenza.

La portata media del fiume Trebbia è nel tratto medio-basso di circa 40 m3/s., il che ne fa il fiume con la più alta portata presso lo sbocco vallivo di tutta l'Emilia-Romagna. Tuttavia il fiume risente di un regime estremamente torrentizio con piene imponenti e turbinose (in caso di eventi estremi anche superiori ai 2.500 m3/s.) che modificano spesso la conformazione dell’alveo. Per contro in estate le magre (e la permeabilità del letto di scorrimento) sono talmente accentuate al punto da lasciare il fiume completamente in secca a partire da Rivergaro, sino alla confluenza nel Po. Responsabili della secca estiva sono anche i massicci prelievi di acqua per l'irrigazione, che incominciano nei pressi di Rivalta dove due canali deviano parte della portata per uso agricolo. Nel tratto compreso tra Marsaglia e Bobbio non sono infrequenti (anche in estate), possibili piene improvvise dovute al rilascio di acque da parte della Diga di Boschi, sull'affluente Aveto, che vengono pre-annunciate con un sistema di sirene.Fino a Bobbio, il fiume scorre in una vallata di grande pregio naturalistico che richiama molti turisti ed appassionati di sport acquatici (canoa/Kayak, rafting e torrentismo).La valle della Trebbia ha il pregio infatti di essere per gran parte ancora incontaminata e soprattutto il tratto dell’alto corso risulta essere una delle più suggestive ed incontaminate valli dell’Appennino. IL TREBBIA E' UNO DEI POCHI CORSI D'ACQUA ITALIANI A NON ESSERE INQUINATO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Lungo le sue rive si sono combattute due battaglie.

Nella prima Battaglia della Trebbia (218 a.C.) Annibale sconfisse i romani guidati dal console Tiberio Sempronio Longo.A testimonianza dell'importanza che ebbe il controllo del passaggio per la val Trebbia verso il mare e il porto di Genova rimangono alcuni castelli, quelli di Rivalta e Statto sono posti sulla riva sinistra del fiume, nel comune di Gazzola, di fronte a quello di Montechiaro e al distrutto castello di Rivergaro.Durante la battaglia del 1799, avvenuta durante le guerre napoleoniche, il generale russo Aleksandr Suvorov sconfisse le truppe francesi guidate dal generale MacDonald.

martedì 19 aprile 2022

LA REGIONE DELLE 4PROVINCE

 OLTREPO ALTA VAL TREBBIA-SCRIVIA LIGURE LA REGIONE DELLE 4PROVINCE 

Per Quattro province si può intendere le zone dove è diffuso un certo repertorio folkloristico legato all'uso specifico di uno strumento: il cosiddetto piffero delle Quattro province.Le province interessate sono Alessandria, in Piemonte 

Genova, in Liguria 

Pavia, in Lombardia 

Piacenza, in Emilia-Romagna.

Storicamente zona di transito per commercianti, eserciti, pellegrini e viaggiatori, vi passavano antiche percorrenze come la via Postumia (tracciata da Aulo Postumio Albino nel 148 a.C.) che collegava Genova ad Aquileia; la via Francigena, che durante il Medioevo portava i pellegrini dalla Francia a Roma e da qui a Gerusalemme, la via degli Abati che partiva da Bobbio, la via del sale attraverso la quale transitava, verso la pianura Padana, il sale proveniente dalla Liguria.Nei tempi andati l'area era molto più ampia, si estendeva fino alla pianura Padana a nord e al mare a sud, lambendo la provincia di Parma ad est. I cambiamenti socio-economici hanno totalmente cambiato i modi di vita tradizionali, l'inurbamento con il conseguente spopolamento delle campagne, la difficoltà di mantenere in vita usanze non più indispensabili alla vita sociale dei piccoli nuclei, l'innegabile fascino del nuovo che va a soppiantare un vecchio che portava con sé ricordi e richiami ad una vita povera e difficile ne hanno notevolmente ridotto la superficie.La definizione di un esatto confine di questa zona è difficile, l'estensione attuale è limitata alle aree montane e valligiane di val Borbera e val Curone nella provincia di Alessandria, alta valle Scrivia, alta val Trebbia, val d'Aveto, val Fontanabuona, val Pentemina in provincia di Genova, valle Staffora in provincia di Pavia, val Trebbia, val Boreca, val Tidone, val Luretta, alta val Nure in provincia di Piacenza.Si deve all'opera del fiume Trebbia e dei torrenti Scrivia, Aveto, Bisagno, Borbera, Boreca, Curone, Lavagna, Staffora, Tidone, l'aver scavato vallate impervie nelle quali la difficoltà di comunicazione e le strade tortuose - unite alla tenacia dei montanari - hanno contribuito a preservare dal rischio di estinzione una fetta importante del patrimonio culturale italiano.Molte sono le testimonianze della presenza dei Liguri fin dall'Età della pietra (villaggio neolitico a Travo, val Trebbia piacentina) e nell'età del ferro (castelliere, villaggio fortificato di Guardamonte nell'Alessandrino).Ben documentata anche la presenza dei Romani, molti i toponimi, i ritrovamenti archeologici (resti della città di Libarna in val Scrivia) e la documentazione storica (Tabula alimentaria traiana del Municipio di Velleia del II secolo d.C.). Secondo lo storico romano Polibio, nel dicembre del 218 a.C., Annibale inflisse una pesante sconfitta al console romano Tito Sempronio Longo nella battaglia della Trebbia. Alcuni toponimi della Val Trebbia e della val Boreca, come Zerba sembra rechino traccia dal passaggio delle truppe di Annibale.Dal IV secolo, sotto la pressione crescente delle popolazioni barbariche, si verificò una migrazione dalla costa ligure e dalla pianura verso le zone montuose. Si formarono così nuovi insediamenti basati su un'economia di sussistenza agro-pastorale.Dopo la caduta dei Longobardi a opera di Carlo Magno, il Sacro Romano Impero costituì i Feudi Imperiali, con lo scopo di mantenere un passaggio sicuro verso il mare, assegnò questi territori a famiglie (quali: i Malaspina, i Fieschi, i Doria, i Pallavicino, i Landi e i Farnese) che dominarono per secoli questi feudi.Napoleone abolì i feudi e il territorio venne diviso tra la Repubblica Cisalpina e la Repubblica Ligure, nel 1815 il Congresso di Vienna cedette gli ex feudi imperiali al Regno di Sardegna e nel 1861, questi territori vennero annessi al Regno d'Italia.Tra gli elementi culturali comuni di queste vallate il più noto è quello musical-coreutico. Il modo di cantare dei cori, influenzato dal trallallero genovese, il repertorio delle musiche da piffero e le danze popolari dette, appunto, delle quattro province sono preziose testimonianze di una cultura antica miracolosamente sopravvissuta fino ai nostri giorni. Accomunano questi territori anche alcune feste popolari e riti calendariali quali le questue per il calendimaggio, il carnevale e i festeggiamenti dei Santi patroni.La coppia di musicisti che suonano piffero e fisarmonica anima tutte le feste, non si balla senza musica dal vivo, con la fine della civiltà agricola-montanara sono rimasti loro i portatori della tradizione.Il repertorio musicale è corposo, antico, trasmesso attraverso i secoli (il fifaro è citato in uno scritto del Pessagno su fatti della val Fontanabuona del 1578) comprende oltre le melodie da ballo, brani che scandivano i momenti della vita contadina: questue come il cantamaggio, la galina grisa, il carlin di maggio, la Santa Croce; il carnevale con la povera donna; la partenza per la leva con leva levon; il matrimonio con la sposina (brano per accompagnare la sposa dalla sua casa alla chiesa) e altri brani "da strada" come la sestrina per accompagnare i cortei nelle varie occasioni.I pifferai più famosi furono il mitico Draghino, Ernesto Sala di Cegni, Jacmon, Giuanen e Fiur in val Trebbia.La coppia piffero-fisarmonica porta il nome, o più spesso il soprannome dei suoi componenti, alcune di quelle attive oggi sono:Bani (Ettore Losini) e Tilion (Attilio Rocca) 

Franco (Guglielmetti) e Stefanino (Faravelli) 

Marco (Domenichetti) e Cisdra (Cesare Campanini) 

Fabrizio Ferrari e Claudio Rolandi 

Stefano (Valla) e Daniele (Scurati) 

Massimo (Perelli) e Gianpaolo (Tambussi) 

Fabio (Paveto) e Buscaien (Stefano Buscaglia) La particolarità di repertorio e strumenti ha fatto si che gruppi importanti per il folk revival come i Baraban, la Ciapa Rusa, i Tendachent, i Tre Martelli, i Musicanti del piccolo borgo abbiano introdotto i brani da piffero nei loro concerti.Lo strumento principe è il piffero (oboe popolare ad ancia doppia), accompagnato oggi dalla fisarmonica e fino agli anni trenta dalla müsa (cornamusa appenninica). Il piffero è costituito da tre parti: il musotto che è l'imboccatura che porta le ance; la canna che ha otto fori per la diteggiatura; la campana che termina lo strumento e porta in un forellino un penna di coda di gallo che serve a pulire le ance.Il costruttore più famoso è stato Nicolò Bacigalupo, detto ü Grixiu (Cicagna, 1863-1937) attivo a Cicagna (val Fontanabuona GE) dal 1900, ciò che rimane della bottega del Grixiu (strumenti musicali semilavorati e attrezzi tra cui il tornio a pedale) è conservato nel Museo etnografico Ettore Guatelli di Ozzano Taro (PR). Oggi i pifferi continuano ad essere costruiti da Ettore Losini, detto Bani, di Degara di Bobbio (PC).Ci sono gruppi musicali che hanno reitrodotto recentemente l'uso della müsa come i Musetta, gli Epinfrai, i Suonatori di Menconico e gli Enerbia.I balli che animano le feste sono di tre tipi: di coppia, di cerchio e coreografici. Nei balli di coppia oltre a valzer e mazurche c'è la polka a saltini, un modo particolare di ballare la polka con il tipico "passo delle quattro province", ballo molto impegnativo sia per la velocità del ritmo sia per la coordinazione indispensabile tra i due ballerini. Nei balli di cerchio, i più antichi, la piana, l'alessandrina, la monferrina. Nei balli coreografici la giga a due, la giga a quattro e la povera donna. Si sono persi balli come il perigordino e la sestrina mentre sembra essere stata ricostruita la bisagna.Il fatto che le zone dove la tradizione coreutica non si sia mai interrotta nel nord Italia siano solamente quattro: l'Occitania in Piemonte, la val Resia in Friuli, l'Appennino bolognese con i balli staccati e appunto le Quattro province, attira nelle vallate danzatori di danze tradizionali non solo italiani e chiama musicisti ed insegnanti per stage sia in Italia che nei paesi europei.Molte sono le occasioni di festa che legano le comunità e danno (in alcune situazioni, a causa dello spopolamento montano, dette comunità sono molto piccole o si ricompongono nel periodo estivo col rientro per le vacanze nelle case di famiglia) l'occasione di ritrovarsi, per ballare, mangiare piatti tipici, ascoltare musica, rinsaldare i legami tra chi è rimasto e chi è partito e chi non è del posto ma è disposto a fare molta strada conoscere ed incontrare personaggi e tradizioni antiche.Molti paesi o anche solo frazioni costruiscono un locale per riunirsi e ballare, a volte sono eleganti strutture altre volte costruzioni fatte alla buona, con materiali di recupero, la più simpatica è quella di Pizzonero (località che si raggiunge a piedi in val Boreca) costruita attorno ad un albero (vivo) con un tetto di teli e le pareti di frasche, per cui si balla girando attorno al tronco.Le feste più importanti:Le questue: giro per le case o cascine di un gruppo di canterini/musicisti che cantando strofe benauguranti chiede ai padroni di casa tradizionalmente uova (o cibo, vino, dolci.....) che verranno consumate dalla compagnia in bisbocce seguenti. Si svolgono generalmente per il primo maggio ma, in alcune zone prima di Pasqua, a cavallo del ferragosto o per la leva. Prendono un nome differente a secondo dei paesi, quella di Marsaglia di Corte Brugnatella in val Trebbia è il carlin di maggio, quella di Santo Stefano d'Aveto maggio, quelle di Cicogni e di Romagnese la galina grisa (a Romagnese si svolge per Pasqua il sabato Santo); mentre nei paesi a cavallo del comune di Bobbio, Corte Brugnatella e Brallo di Pregola viene festeggiata il 3 maggio e si chiama la Santa Croce. 

Il carnevale: il più caratteristico è quello di Cegni in val Staffora con la storia del brutto che vuole sposare la povera donna e il corredo di balli , ravioli e musiche attira spettatori anche dall'estero. 

La curmà di pinfri: raduno annuale di tutti i pifferai, si svolge, alla fine di ottobre a Cabella Ligure nella frazione di Capanne di Cosola, sul crinale tra la val Boreca e la val Borbera, il cuore delle Quattro province, in questa occasione oltre i musicisti della zona arrivano quelli che suonano il piffero ma vivono lontani e musicisti e ballerini europei interessati al repertorio e che trovano qui l'occasione di avere una carrellata di tutti i protagonisti e gli stili diversi.